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Ciclismo: i pericoli della strada, nel ricordo di Michele Scarponi

L’improvvisa e tragica scomparsa del 37enne campione di ciclismo Michele Scarponi offre spunti di riflessione sui pericoli incombenti su chi pratica questo sport a qualunque livello, agonistico o non, e sulla sicurezza stradale.

Ne parliamo con il nostro socio, il dottor Daniele Cesaretti – medico sportivo – egli stesso praticante il ciclismo sin dall’adolescenza e già allenatore, Commissario Tecnico e presidente delle Federazione Sammarinese Ciclismo (2009-2013).

“Anche per me la notizia è giunta come un pugno nello stomaco. Purtroppo è stata una fatalità. Io stesso in passato sono stato falciato due volte, la prima da un guidatore distratto, la seconda da un ubriaco. La macchina ti piomba addosso quando non l’aspetti. In entrambi i casi, all’impatto, dopo aver infranto il parabrezza sono volato sopra la vettura. Ho un braccio abbondantemente ricucito. Nel caso di Scarponi l’impatto contro un furgone non lascia scampo, non c’è via di fuga. E’ come andare contro un muro. Non si schizza via, ci si schiaccia contro. Credo nella buona fede del guidatore che purtroppo dovrà convivere con un rimorso perenne. Anni fa io corsi un rischio simile, proprio con un furgone. Intuii la distrazione del guidatore e tirai i freni per tempo, appena un paio di secondi prima, deviando traiettoria. Alle mie irripetibili rimostranze verbali e gestuali il guidatore scese dal furgone scusandosi a non finire e ripetendo di non avermi visto. La fatalità è così. Chiunque può rimanerne vittima in qualunque momento, in qualunque posto. Anni fa un mio collega medico morì per una puntura di vespa mentre era sulla sua barca a distanza di 2 km dalla riva! Cosa ci faceva una vespa lì? 

La pratica del ciclismo su strada presenta sempre rischi che possono ridursi con la dovuta informazione, l’acquisizione di esperienza e la necessaria prudenza. Ci sono guidatori distratti, sì, ma anche tanti ciclisti distratti. Né gli uni né gli altri dovrebbero mai distrarsi. Bisogna essere sempre vigili. I ciclisti principianti sono spesso animati da passione ed entusiasmo ma sono spesso imprudenti. Io li vedo spessissimo sulle strade. Sono poco padroni del mezzo, pedalano sgraziatamente, in modo poco efficiente e redditizio. Tengono posizioni e traiettorie sbagliate lungo la strada. Parlano troppo fra loro. Formano gruppi troppo larghi sulla strada. Non rispettano il codice della strada. Questo comportamento irrita gli automobilisti e crea spesso un pregiudizio negativo verso i ciclisti.

A parte questi problemi il ciclismo rimane una grossa risorsa economica, turistica, ecologica, terapeutica e curativa da valorizzare e potenziare. Il settore industriale delle due ruote, al contrario di molti altri, non conosce crisi, anzi è in continua espansione. Il turismo legato al ciclismo è una preziosa risorsa per l’Italia favorendo moltissime presenze alberghiere fuori stagione grazie anche alle promozioni dei Bike-Hotel. In Olanda la bicicletta è il principale mezzo di trasporto ad ogni età ed il governo sostiene ogni iniziativa per incentivarne l’uso. Problemi di traffico e smog non esistono nei Paesi Bassi. Infine una gran parte dei malanni delle società cosiddette “evolute” , cioè sovrappeso, diabete, ipertensione, problemi cardiovascolari, insonnia, trova in una regolare pratica del ciclismo la loro terapia migliore che sovrasta l’efficacia dei farmaci. Provare per credere. Nel ricordo di Michele Scarponi“.

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