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“Nulla è perduto con la Pace, tutto può essere perduto con la Guerra”: la storia della Campana dei Caduti di Rovereto

Anni fa la ditta americana Kodak, specializzata in pellicole fotografiche, coniò uno slogan che calzò a pennello per la propria pubblicità: “Ricordati di ricordare”. Tramite le fotografie (oggi ci sono gli schermi dei tablet e degli smartphone) le persone potevano ricordarsi di tanti momenti trascorsi nel passato. Molti anni prima di quello spot, l’importanza di ricordare e quindi di non dimenticare era un qualcosa presente anche nella mente di don Antonio Rossaro.

Nato nel 1883 a Rovereto (Trento), il 5 maggio 1921 il sacerdote si trovava a Milano quando lesse sul giornale che in Francia migliaia di cannoni stavano celebrando il centenario della morte di Napoleone. Di lì a poco – come racconta nel suo diario – il prete fu sorpreso dal suono dell’Ave Maria di un convento vicino a lui: “Il mio cuore si trovò travolto da un tumulto d’armi e canti claustrali, tra mondi cozzanti fra loro, quello della guerra e quello della pace. Lontano, i rombi del cannone si dileguavano nell’immensità dell’orizzonte; vicino, lo squillo di una campanella si sperdeva nelle misteriose ragioni del cuore”. Così Rossaro decise di costruire una campana fusa con il metallo dei cannoni della Prima Guerra Mondiale che suonasse per i caduti vittime del conflitto bellico.

Il primo passo fu la fusione del bronzo dei cannoni delle 19 nazioni che presero parte alla guerra. La campana fu fusa a Trento il 30 ottobre 1924 presso la Fonderia Luigi Colbacchini: 110 quintali di peso per 2,58 metri di altezza e 2,55 metri di diametro. L’artista fu Stefano Zuech che la decorò in stile Neoclassico. Arrivata a Rovereto, fu battezzata col nome di “Maria Dolens” (per il suo significato religioso e di sofferenza) il 24 maggio 1925 e venne inaugurata il 4 ottobre del medesimo anno dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III. Fu collocata sul Bastione Malipero del Castello di Rovereto e quel giorno tutti furono estasiati dalla maestosità della Campana e da ciò che rappresentava.

L’ideatore di tutto, don Antonio Rossaro, non era però affatto contento di una cosa: il suono. “Francamente il suono non era buono – si legge nel suo diario – ad ogni rintocco passava il mio cuore, come una lama avvelenata. La Campana suonava male”. Così, quel giorno promise al re Vittorio Emanuele che la campana sarebbe stata rifusa al fine di migliorarne il suono.

Il 12 ottobre 1938 la campana venne rifusa presso la Fonderia Cavadini di Verona ma qualcosa andò storto: il metallo liquido fu rigurgitato dalla fornace e nell’urto ruppe violentemente la forma. Lavori sospesi che ripresero solamente il 13 giugno 1939. Quel giorno tutto però andò secondo i piani e la campana fu forgiata per la seconda volta: 162,8 quintali per un diametro ed un’altezza di 3 metri. E il suono? I rintocchi di prova rivelarono un suono “potente, ben calibrato e in tonalità mi-bemolle”. L’operazione venne dichiarata perfettamente riuscita.

Ma quelli erano anche giorni in cui la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e il Fascismo era presente in Italia. “La guerra continua a menar strage nei paesi colpiti da tale flagello” scriveva don Rossaro, che voleva celebrare la nuova campana ugualmente nonostante i venti di guerra che spiravano. Il 25 maggio 1940 la campana lasciò Verona per giungere a Rovereto ma le cose non si stabilizzarono fino alla fine della seconda guerra mondiale. La sera del 25 maggio 1945, alla presenza delle autorità alleate, la Campana dei Caduti suonò i suoi cento rintocchi per la prima volta dopo otto anni di silenzio.

Ma nel gennaio del 1952 la Campana perse il suo creatore, che ha lottato contro tutto e tutti: all’età di sessantotto anni viene a mancare don Rossaro, che stava lottando con una malattia da mesi. Al suo posto fu chiamato padre Renato Eusebio Jori come successore di Rossaro, ma le brutte notizie non erano finite. A causa di una grave incrinatura nel 1960 la Campana doveva essere rimossa e nuovamente fusa. L’anno successivo Maria Dolens fu riportata alle fonderie Capanni di Reggio Emilia. I lavori vennero ultimati solamente nel 1964 quando il 1 ottobre la terza campana venne alla luce. Le dimensioni ed il peso furono ancora più elevate della precedente per quella che sarebbe diventata – e lo è tuttora – la più grande campana al mondo tra quelle suonate a distesa: 226,39 quintali di peso per 3,36 metri di altezza e 3,21 metri di diametro, un battaglio di 6 quintali ed un ceppo di 103. Furono presenti quel giorno anche i governatori del Lions Club, che avevano finanziato l’opera.

Più tardi, nell’ottobre del 1965 la Campana dei Caduti arrivò in piazza San Pietro a Roma per essere benedetta da papa Paolo VI. Egli la definì “Campana dei vivi” anziché dei morti ed esortò tutti a pregare “affinché la guerra abbia a cessare nel mondo e la pace possa regnare fra tutti i popoli”. La nuova campana appena benedetta venne messa sui binari e la sera del 3 novembre 1965 raggiunse la stazione di Rovereto in una folla trepidante. Era al terza volta in cinquant’anni che la gente di Rovereto aspettava nella centrale piazza Rosmini l’arrivo di quello che era – ed è attualmente – il simbolo della città trentina.

Alle 21:00 del 10 aprile 1966 – era la domenica di Pasqua – la Campana risuonò davanti a circa 2000 persone. I giornali dell’epoca parlarono di un suono perfetto. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 28 maggio di quell’anno, in quella che fu considerata la Giornata del ricordo: cinquant’anni prima, in quelle zone, furono uccisi i patrioti Damiano Chiesa, Cesare Battisti e Fabio Filzi durante la Prima Guerra Mondiale.

Le spoglie di Chiesa e Filzi oggi sono all’Ossario di Castel Dante (sono presenti oltre ventimila spoglie di soldati caduti durante la Grande Guerra, italiani e stranieri) che si trova nei pressi della nuova collocazione della Campana. Maria Dolens infatti venne posizionata in una nuova sede, sul colle di Miravalle dal quale oggi è possibile avere una completa visuale della città. Con il passare degli anni, la Campana è diventata un simbolo di Pace e fratellanza e con essa la città di Rovereto.

Nel 1968 è stata istituita la “Fondazione Opera Campana dei Caduti” con finalità di coadiuvare l’educazione delle nuove generazioni al rispetto dei diritti umani. Con il passare degli anni si è arrivati anche a firmare un memorandum di pace tra le nazioni. Infatti ora prima di arrivare alla Campana vi è un percorso con tutte le bandiere dei paesi (quasi un centinaio) che hanno aderito al memorandum nel 2006. Infine nel 1988 è stato inaugurato il primo torneo internazionale Città della Pace: una manifestazione sportiva (calcio e pallamano) studiata per i più giovani. A tal proposito durante la cerimonia di apertura del torneo, gli atleti di ciascun paese sono tenuti a giurare fedeltà ai temi di pace e fratellanza sotto la Campana dei Caduti.

Anche la piccola Repubblica di San Marino è nel memorandum di Pace di Maria Dolens e dal 2014 partecipa al torneo di Rovereto. Nell’ultima edizione (la trentesima, con 2500 atleti provenienti da 17 nazioni) lo stato del Titano ha conquistato il primo posto nella categoria calcio femminile con la squadra della Federazione Sammarinese.

 

Oggi la Campana suona tutti i giorni alle 21:30 (ora legale, 20:30 ora solare; la domenica suona anche alle 12:00) con i suoi cento rintocchi che riecheggiano in tutta la valle. Per non dimenticare i caduti e mantenere la pace. Perché – come si legge sul manto della campana – “nulla è perduto con la Pace. Tutto può essere perduto con la guerra”.

 

articolo di  Giacomo Scarponi

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